EPM EdilPiemme e Cristina Rubinetterie sono liete di presentare la mostra di fotografie e foulards di Renato Cerisola: “La leggenda di Ester”.
L’artista esporrà dal 15 dicembre 2017 al 12 gennaio 2018, presso l’Atelier di Architettura e design della Edil Piemme, in Piazza di San Salvatore in Lauro 3 nel centro storico di Roma.
Le opere in mostra, perfettamente integrate nel contesto espositivo, sono ispirate alla “Leggenda di Ester”.
Ma chi era Ester? Ce lo rivela il prof. Marco Stancati: <<Per quelli del paese era Esterina, la levatrice. In quell’Italia del dopoguerra aveva fatto nascere tutti i bambini e, quando il veterinario si era ammalato, anche i cuccioli degli animali della contrada.
Ester sapeva. Sapeva far nascere: il giorno, il sole, la luna, le piante, le stelle perché dava i colori a ogni cosa, pure ai sentimenti, e insegnava a riconoscerli. “Di che colore è l’aria oggi?” chiedeva al fidanzato della ragazza che vent’anni prima aveva aiutato a venire al mondo. E se quello rispondeva che l’aria è incolore: “Non è il colore che manca, forse manca l’amore”.
Il colore dominava la sua vita: da bambina aveva scoperto le bacche, i fiori di campo, l’erba, le radici che possono tingere e colorare. E aveva dipinto interi quaderni, poi le pareti di casa, poi i muri del paese. Infine cominciò ad assegnare colori all’acqua, alla luce, al vento, alla pioggia, ai fiumi, agli odori…; perfino alla morte “che, sono sicura, non è tinta di nero”.
Per lei nessun colore era solo, nessun colore era fermo, nessun colore dopo un istante era lo stesso di prima. E dai colori nasceva la musica del silenzio che non sta zitto ma si riempie di cicale, la musica del vento che non si limita a fischiare. Perché il vento assorbe le tinte e i profumi da tutto quello che avvolge e fa volare: il vento è tavolozza, è musica, è coro.
“Come canta questo ruscello muschioso, questa pioggia dorata e improvvisa, che colore ha il profumo del timo?” chiedeva alla gente.
Cominciarono a venire dai paesi vicini, poi da paesi sempre più lontani, per ascoltare Ester che con note ora brevi e squillanti, ora lunghe, basse o vibrate cantava i colori. Poteva avere i suoni afoni di un flauto di canna o la voce solenne del piano. Un momento sembrava un assolo di tromba, un istante dopo un violino.
Esterina se ne andò insieme al secolo scorso, in quello che i paesani definirono un triste mattino. Ma non per lei. Lei vide scorrere una luminosa scala di grigi che alla fine volgeva al turchino: sorrise per quei riflessi cangianti dell’acqua nella luce pura della tramontana d’aprile.
La sua leggenda vola tra i refoli di quel vento di luce in cerca di chi abbia lo stesso suo sguardo che catturava e raccontava i colori. Che non sono mai soli, che non stanno mai fermi, che si rincorrono per comporne di nuovi.>>
Sempre il prof. Stancati, sull’attività artistica di Renato Cerisola:
<< Le immagini di Renato Cerisola le riconosci, sempre. Perché lui non fotografa persone, paesaggi o cose; fotografa il rapporto che stabilisce con persone, paesaggi e cose. Le riconosci perfino quando usa Instagram, che è sicuramente un bel modo per rendere emozionali le foto scattate con l’Iphone ma omogenizza tutti gli stili. Non succede per Renato, la foto resta inconfondibilmente sua, perché il suo sguardo è più forte e connotante del glamour ipertecnologico.
Quando mi ha detto che avrebbe fotografato la cattedrale di Rouen, mi è sembrato uno sbocco inevitabile, perché Renato scrive le sue immagini con una luce che vibra. Ma anche un’operazione un po’ temeraria: troppo alto, troppo nobile, troppo noto il colore raggiante deposto, stilla dopo stilla, da Monet per accostarvi l’emozione digitale che cattura tutto in un colpo solo.
Poi è arrivato questo “giardino di Monet”. Non c’ero mentre Renato fotografava, anzi mentre “muoveva la macchina” (perché lui contamina sempre il digitale con la manualità dei gesti), ma immagino com’è andata. Ha sicuramente fiutato a lungo, perché il colore entra dalle narici e poi gli occhi lo confermano. Una fotografia organolettica come quella di Renato non sfrutta un senso solo, ma come gli impressionisti ti scioglie nelle sensazioni. Ma l’accostamento finisce qui, in questo comune avvertire l’intorno a noi come qualcosa di vibrante e permanentemente fluido. Per il resto, Renato è figlio di un’epoca diversa da quella del grande Monet.
Il colore di Renato non rifiuta nulla della storia e della contemporaneità, e tutto ingloba e mescola: dagli impressionisti agli effetti speciali della pubblicità, passando per le suggestioni della mitopoiesi dei cartoon e di Walt Disney. Una tavolozza che fa interagire i colori come in un Social Network: la pastosità oleosa di alcuni viola con l’elettricità dei verdi, la solarità degli arancioni accesi d’improvviso con la fluorescenza aggressiva di alcuni rossi, la citazione aggressiva dei gialli con la gamma infinita degli azzurri; azzurri talvolta cosi chiari da insospettire il bianco o così intensi da precipitare nel blu. E al blu affida il compito di definire la forma dell’acqua o l’essenza di un orizzonte: nel “giardino di Monet” non sono le linee, ma il tonalismo del colore a disegnare il perimetro stesso dell’incanto.
E l’incanto, ci suggerisce Renato Cerisola, non è in quello che vediamo ma è la percezione che inaliamo. La meraviglia non è il fiore ma il senso che ha e che trasmette di quel fiore, sono le vibrazioni che riesce a evocare accendendo quel sottile refolo di giallo, portato da una brezza leggera, che fa scintillare una ninfea mentre l’altra resta attonita a guardare. Sì, l’avete capito: tra tutte queste immagini suggestive, le “due ninfee sorelle” sono la mia poesia visiva preferita.
Dopo Monet, un nostro contemporaneo è entrato nel giardino di Giverny. E quel giardino è stato di nuovo narrato: con strumenti diversi, ma anche questa volta con parole di luce e gesti d’autore.>>
Renato Cerisola, sulla particolare modalità tecnica ed espressiva del suo percorso d’artista, afferma: <<La ricerca artistica personale sul movimento libera la fotografia da ogni aspetto documentativo, privilegiandone integralmente i fattori estetici ed emotivi. Tema e filo conduttore che anima questo lavoro è la ricerca del bello, che è in ogni cosa. E la sorpresa, l’emozione del coglierne un frammento, un istante. E questo stupore trasmettere, condividere. E-motion: emozione e movimento, emozione in movimento. E luce, forma e colore. Che si impongono allo sguardo. Che l’immagine coglie, interpreta, circoscrive e consegna ad altri sguardi. Così con la fotografia non è interesse documentare e rappresentare fedelmente la realtà, di essa piace invece la facilità di cogliere in presa diretta la sua essenza di bellezza, sotto l’influsso della luce, che muta istante dopo istante. E composizione e movimento possono aiutare la fotografia a trattenere e a condividere liberamente e semplicemente l’emozione.>>
Vi aspettiamo quindi per il vernissage del 15 dicembre dalle ore 18:00 alle 21:00.
BIOGRAFIA
Renato Cerisola, geologo, è dal 2000 fotografo professionista.
E’ oggi anche videomaker, regista e artista attivo a livello internazionale.
Il successo di una serie di mostre personali, le commesse di grandi enti e aziende italiane ed europee, l’apprezzamento e il riconoscimento della critica sono la conferma ad uno stile molto personale e riconoscibile. Seguendo il filo della sensibilità e dell’emozione non si specializza in un particolare ambito, ma spazia dalla fotografia industriale al reportage, all’architettura, al paesaggio, al ritratto.
La credibilità conquistata gli ha consentito di realizzare nel 2002 un libro per la Presidenza della Repubblica Italiana, a cui ha fatto seguito una mostra, allestita presso gli ambienti del Quirinale, che ha visto l’afflusso di oltre 40mila visitatori.
Nel 2003 è chiamato dall’Eni a realizzare il libro fotografico destinato a celebrarne i 50 anni di vita, incentrato su ambienti e popolazioni di Egitto, Nigeria e Kazakhstan.
Nel 2005 – 2006 espone a Washington DCO, presso l’American Academy of Sciences, sul tema della ricerca spaziale italiana.
Dal 2013, in seguito ad una selezione europea, è il fotografo e videomaker chiamato a rinnovare l’immagine complessiva di Disney Paris.
Nel 2017 ha appena curato e realizzato le immagini dei nuovi portali internet dell’Ilva e dei Musei Vaticani.
PRINCIPALI ESPOSIZIONI:
- “Impressioni”, Modern Art Centre, Kusamo – Finlandia, 2002
- “Il respiro di un fiume”, Paneveggio –Trento, 2003
- “La Tenuta Presidenziale di Castelporziano”, Palazzo del Quirinale – Roma, 2003
- “Le emozioni del colore”, Teatro della Concordia – Todi, 2004
- “Emotions”, Villa Pitiana – Reggello – Firenze, 2006
- “Looking for the moon”, American Academy of Sciences – Washington DCO, 2005-2006
- “In principio erat cibus”, Palazzo delle Esposizioni – Roma, 2009
- “La luce del prosciutto”, Festival del Prosciutto di Parma – Parma, 2011
- “Lab4art”, Loft di Via 40 – Milano, 2011
- “E-Motion”, Istituto di Cultura Italiano – Parigi, giugno 2013
- “On American roads”, Plus Berlin – Berlino, 2013-2014