Sabato 20 maggio 2017 ore 16,00 – Spazio “Orti ed Arti” – Stand 16 – Festival del Verde e del Paesaggio (19/21 maggio 2017) – Auditorium Parco della Musica – Viale Pietro de Coubertin 30 Roma
“UNA BOTANICA DI NOME EVA MAMELI CALVINO”
a cura di Stefano Donati e Chiara Sottosanti
Si chiamava Eva Mameli ma molti la conoscono “semplicemente” come la mamma di Italo Calvino.
Alla figura di questa donna straordinaria, nata a Sassari nel 1886, pioniera della cultura scientifica del suo tempo, instancabile sperimentatrice e botanica è dedicato ed ispirato l’evento artistico culturale che si svolgerà nell’ambito di una mostra artistica allestita ed integrata nello spazio “Orto ed Arti”, in occasione del Festival del Verde e del Paesaggio, la tre giorni dedicata alla promozione della cultura del verde giunta ormai alla sua settima edizione. Per omaggiare la scienziata nel pomeriggio di sabato 20 maggio, avrà luogo un evento-incontro in cui saranno presenti alcuni esponenti di rilievo del mondo accademico che andranno ad approfondire con curiosità ed aneddoti la figura della Mameli e ne evidenzieranno l’attualità rispetto alle tematiche legate al paesaggio. Saranno inoltre presenti le artiste e fotografe che con le loro opere arricchiranno lo spazio progettato dall’architetto del paesaggio Chiara Sottosanti.
Nella struttura dell’evento, centrale sarà anche l’aspetto legato alla figura femminile in senso lato, infatti Eva Mameli Calvino, si laureò a soli 21 anni in Scienze Naturali (prima donna in Italia a raggiungere questo traguardo), mentre nel 1915 diventò la prima donna in Italia a ottenere una libera docenza presso un’università, insegnando Botanica a Pavia. In questo lasso di tempo porta avanti una serie di studi rilevanti sulle caratteristiche delle piante officinali e farmaceutiche della flora sarda e ricerche, per il tempo all’avanguardia, sulla fotosintesi e il meccanismo di assimilazione dell’azoto.
Una figura di riferimento quindi, non solo in ambito scientifico, ma anche rispetto all’emancipazione della donna in un epoca ed in un contesto, come quello accademico, allora quasi esclusivamente circoscritto al genere maschile.
La ricerca come motivo di vita, anche questo fu un elemento fondamentale che la porta a voler viaggiare e ad accettare, nel 1920, la proposta di matrimonio di Mario Calvino. Oltre al matrimonio, Calvino le propone di trasferirsi a Cuba per dirigere insieme a lui la Stazione Agronomica Sperimentale di Santiago de Las Vegas.
La decisione di partire per Cuba è, per tanti motivi, il punto di svolta della sua vita. All’interno del Dipartimento di Botanica della Stazione Agronomica Sperimentale di Santiago de Las Vegas, studia semi e piante che in Italia non aveva mai visto. Inoltre l’empatia instaurata con il luogo e la popolazione locale fece si che la scienziata, oltre all’attività di ricerca, si dedicò anche alla costruzione di scuole, all’insegnamento, e alla pubblicazione di riviste specialistiche.
Nel 1923, proprio a Santiago de Las Vegas, darà alla luce Italo Calvino.
Una donna ed una scienziata che rappresenta quindi una vera e propria testimonianza di eccellenza. E’ per questo motivo che abbiamo scelto di raccontarla in un evento tutto al femminile. Donna sarà la progettista dello spazio, e donne saranno le artiste che interverranno ad impreziosire lo spazio stesso.
In particolare la mostra vedrà il contributo di:
– Chiara Sottosanti, architetto del paesaggio e progettista dello spazio “Orto ed Arti”
– Tina Loiodice, pittrice, con l’opera “Il fiore della ricerca”
– Lidia Scalzo, pittrice, con l’opera “Evelina”
– Alessandra Carloni, pittrice, con l’opera “Saper guardare”
– Silvia Massotti, fotografa, con l’opera “Ninfeo”
– Rosaria Scalzo, fotografa, con l’opera “papAVƎri”
– Giulia Spernazza, scultrice, con l’opera “Poesia della natura”
L’evento, ideato e curato da Stefano Donati per conto della EPM Edilpiemme e dall’arch. Chiara Sottosanti, si inserisce anche nell’ambito della rassegna “In Viaggio con Calvino” e per questo vede la partecipazione attiva della Casa dell’Architettura di Roma e di IXCO ong, organizzatori e promotori della rassegna suddetta, ed ha ricevuto il patrocinio culturale da parte dell’ADA – Associazione Donne Architetto ed un significativo contributo da parte della prof.ssa Maria Cristina Secci, dell’Unversità degli studi di Cagliari, biografa della scienziata.
La conduzione dell’incontro è affidata alla giornalista Carla Cucchiarelli, Vice Caporedattore TGR Lazio RAI, che coordinerà il confronto tra gli ospiti presenti ed in particolare il Prof. arch. Fabio Di Carlo, profondo conoscitore della relazione tra Italo Calvino e natura ed il prof. Stefano Adami, tra i massimi esperti italiani della famiglia Calvino.
Si ringraziano per il contributo:
EPM Edilpiemme, AP Architettura e Paesaggio, Cristina Rubinetterie S.p.A., Gruppo ORVI, Il Papiro Art, Ethimo, Vermobil.
PROGRAMMA DELL’EVENTO
Modera e coordina Carla Cucchiarelli.
Ore 16.00 – Saluti
Alfonso Giancotti – Presidente del CTS della Casa dell’Architettura di Roma
Marco Marini – Vice Presidente IXCO ong
Stefano Donati – Comunicazione e relazioni esterne EPM Edilpiemme
Marzia Pavoni – Responsabile commerciale Gruppo ORVI
Ore 16.15 – Incontro con Eva Mameli Calvino
Fabio Di Carlo – Professore di Architettura del paesaggio Sapienza Università di Roma
Stefano Adami – Scrittore, Encyclopedia of Italian Literary Studies Princeton University
Ore 17.00 – Incontro Arte e Architettura
Chiara Sottosanti – Architetto del paesaggio, progettista dello spazio “Orti ed Arti”
Alessandra Carloni – Pittrice
Tina Loiodice – Pittrice
Silvia Massotti – Fotografa
Lidia Scalzo – Pittrice
Rosaria Scalzo – Fotografa
Giulia Spernazza – Scultrice
Scopriamo di più sull’intero progetto grazie alle dichiarazioni di alcuni dei protagonisti.
Chiara Sottosanti, in merito allo spazio “Orti ed Arti”: <<E’ ormai ampiamente dimostrata, ma è sempre bene ricordarla, l’importanza degli spazi verdi e degli alberi in ambiente urbano perché producono ossigeno, abbattono i rumori e bloccano le polveri. Gli orti urbani, siano essi pubblici o privati, hanno una doppia funzione conservare e recuperare spazi vitali per l’agricoltura, anch’essa in sofferenza a causa dell’urbanizzazione. Con gli orti si sceglie di puntare su una riqualificazione più “colorata” del territorio ed abbandonare definitivamente quel grigiore che invade le nostre città a causa della diffusione del cemento. Gli orti saranno i nuovi polmoni verdi nelle nostre città, ma anche spazi di incontro con la natura, laboratori di lavoro agricolo e infine centri di aggregazione. Orti ed arti vuole essere un esempio di giardino dove al suo interno c’è un unione armonica di tre elementi: la dimensione orticola con la presenza di cinque orti, che al loro interno ospitano piante da orto, piante aromatiche e fiori. La dimensione urbana con una zona convivialità dalle linee minimal inserita all’interno di una serra, anch’essa dal design minimale. Il terzo elemento la componente artistica, infatti all’interno del giardino sono inserite opere pittoriche e scultore che riprendono il tema dell’Orto. Tutto ciò andrà a creare un nuovo luogo dove la natura urbana e quella campagnola si uniscono creando uno spazio unico in cui rilassarsi prendendosi cura della natura ed osservando la sua ricchezza.>>
Stefano Donati, in merito all’ideazione dell’iniziativa: <<quando nel 2013 realizzammo la rassegna “In viaggio con Calvino” in occasione del 90° della nascita, avevamo in mente un’iniziativa che avesse appunto le caratteristiche dell’interdisciplinarietà e, soprattutto del non vincolo temporale. Il “viaggio” infatti doveva svolgersi trasversalmente non solo tra le varie discipline tanto care all’ecletticità di Calvino ma anche proiettandosi nel tempo dal passato e verso il futuro. La famiglia ha certamente influito profondamente nell’opera dello scrittore, e la figura della madre è sicuramente rilevante. Eva Mameli merita di essere ricordata ed omaggiata anche e soprattutto per la sua attività di scienziata e di donna e non solo per averlo dato alla luce. Abbiamo quindi deciso di dedicarle un giusto tributo per cercare di mettere in evidenza un figura che non tutti conoscono>>
Stefano Adami: <<Sono in molti, oggi, a definire Calvino ‘freddo’. Come un suo limite, un vizio. Come se non avesse saputo vedere colori, sapori e profumi. La passione per le passioni, per le increspature minime, che sembrano essere l’ultima scialuppa di salvataggio dell’umano in questi anni confusi, ha messo all’angolo lo scrittore ligure-cubano. Perché Calvino le passioni le metteva ogni volta sotto il vetrino del botanico, che orrore. Nanerottoli critici e narrativi che sgomitano sotto l’impeto di tempeste caratteriali hanno deciso che questo non va più bene. Bisogna abbandonarsi, anche sulla pagina, allo scoppio del lussureggiante sottobosco del sensibile. Ci prendano pure per la gola le liane dei sentimenti. No, Calvino era un agrimensore, un geometra: segnava sulla terra limiti ed attraversamenti, tentando d’includervi quel lussureggiare, evitando di esserne schiacciato. Aveva ereditato dalla madre l’abito di mettere tutto sotto il vetrino? C’è una fotografia molto famosa che ce lo suggerisce. In effetti, più volte Calvino sottolinea il ruolo avuto dalle figure familiari nella sua formazione di narratore. La madre chiusa tra il microscopio e il suo giardino, persa ad inseguire la vita delle sue piante: gli insegnamenti più profondi trasmessi ai figli per via di silenzio. La compostezza, la reazione ad ogni stimolo passata per prima cosa al setaccio della ragione, solo dopo lasciata emergere. Il mondo attende sistemazione, e questa è la via regia. La natura si sviluppa lungo canali che noi scaviamo. Per radici nutrite dal silenzio. Se c’è un segno di Eva Mameli sotto il quale è cresciuto Italo Calvino, è questo. La vita, la natura, raggiungono la loro massima espressione quando è minimo, apparentemente, il clamore, il tumulto, la commozione. È il segno trasmesso a Calvino, ricevuto di certo con l’osservazione delle forme naturali nei giardini di Ploaghe, dei Caraibi, di Sanremo. Lo stesso giardino del mondo.>>
Fabio Di Carlo: << La presenza esplicita di Eva Mameli come figura nella produzione di Italo Calvino appare come poco evidente, ma credo sia invece fortemente rintracciabile nella sfera metodologica di Calvino. Mentre mi sono chiari i riferimenti al padre Mario – al quale ad esempio appare dedicata la figura di Cosimo, soprattutto nella parte finale delle vicende de Il Barone Rampante, che rimanda alle vicende paterne rispetto alla elaborazione della riforma agraria del dopoguerra – apparentemente l’unica figura materna in primo piano appare essere solo quella presente ne La speculazione edilizia, con un chiaro riferimento personale alle vicende della loro proprietà sanremese. Di certo da entrambi i genitori riprese di certo quel senso ‘umanistico’ del proprio lavoro, del fare: la scrittura, come la ricerca botanica ed agronomica, non come fini a se stesse ma come opportunità etica. Una vita di scrittura che assume un senso solo se, come un giardino, riesce a produrre un avanzamento positivo per una società tutta. Un neo-umanesino. La lezione maggiore di Eva Mameli penso risieda proprio in quel grado di scientificità che permea un tutta l’opera di Calvino. Forse questa propensione trova poi sostegno e sviluppo grazie alla sua permanenza francese, quando lo scrivere diventa anche strumento ed occasione per altro: il piacere dell’elenco e della collezione o più in generale della costruzione di un universo non sono solo un ‘divertissement’ ma un ragionamento verso altre soglie di significato, con un portato gnoseologico, verso nuove forme di conoscibilità del reale. Palomar è forse il luogo in cui questo approccio scientifico prende maggior forma. Una struttura che organizza, come in un progetto di architettura, sequenze e ricorrenze di senso tra le parti. La realtà è letta in profondità ma è al contempo ricomposta in grandi scenari. L’elenco di oggetti, comportamenti e figure si ricompongono nel senso. Miniature e panorami, in un feedback continui, che ritrovano poi una dimensione più geografica nella Strada di San Giovanni. E allora forse potrei ribaltare l’assunto iniziale: se in questo caso è il metodo che diviene contenuto e progetto; se sono le modalità di procedere nella scrittura e il processo ad essere assunti a livello di estetica, ecco che l’apparente assenza figurativa di Eva Mameli coincide invece con una centralità della figura materna. Forse è l’eredità più importante per Italo, la base fondativa di una delle maggiori espressioni letterarie del Novecento.>>
BIOGRAFIE BREVI DELLE ARTISTE E DEGLI OSPITI
Alessandra Carloni nasce a Roma nel 1984, dove vive e lavora. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2008 con la cattedra di Celestino Ferraresi e si laurea nel 2013 in Storia dell’arte contemporanea, presso l’Università “La Sapienza. Dal 2009 sino ad oggi inizia la sua attività come pittrice e artista, esponendo in personali e collettive a Roma e in altre città italiane e vincendo diversi premi e concorsi, tra cui il Primo Premio per la pittura “Basilio Cascella”. In parallelo inizia la sua attività anche come street artist dal 2010 sino ad oggi, realizzando opere murali a Roma, Milano, Firenze, Sulmona, Savona, Venezia, Rovigo, Torino, Pisa e Padova, partecipando a Festival e vincendo diversi premi e riconoscimenti. Dal 2013 viene inserita fra gli artisti della Galleria Rvb Art a Roma, e più recentemente dal 2016 ha iniziato una collaborazione con la Galleria Liconi Arte di Torino e Collezionando Gallery di Roma. Le sue opere sono presenti in molte collezioni private nazionali e internazionali.
Tina Loiodice è nata a Roma il 14 febbraio 1954, dove vive e lavora. Frequenta il Liceo artistico di Via Ripetta e la Facoltà di Architettura “La Sapienza”; suoi maestri sono Saro Mirabella, Franco Cannilla, Fraschetti e Natili. Lavora presso qualificati studi professionali: Vivai del sud, Studio Alessandro Libera, Studio Dario Sestili, Studio Fabrizio Ena, Studio Oretta Orlandini. Nel 2000 riprende a dipingere con continuità, partecipando a numerose manifestazioni, collettive e concorsi, conseguendo premi e riconoscimenti. Nel 2012 apre nel cuore di Trastevere il suo atelier, Spazio 40 Galleria, dove alterna l’organizzazione di mostre d’arte, personali, collettive ed eventi culturali. Dal 2015 ha rivolto la propria attenzione al mondo della Street Art, realizzando opere all’interno di numerosi progetti romani: “Caleidoscopio” al Parco di Santa Maria della Pietà, “Pinacci nostri” al quartiere della Pinete Sacchetti. Altre realizzazioni al quartiere di Labaro e nell’ambito dell’iniziativa #iononmilasciofregare con una sua opera presente sui muri di Trastevere. Nel 2016 un suo intervento artistico interessa l’intera stazione FFSS La Giustiniana, nell’ambito del progetto “Arte in Stazione e Città a Colori”, promosso da NSA Roma Nord. Realizza nel quartiere di Primavalle per il “Festival Gian Maria Volontè” il murale “La classe operaia va in paradiso”. Per il “Festival StreetArtRainbow” a Castellaneta (TA) realizza un murale dedicato al film di Fellini “La strada” . Per il “Festival Street Art Castel Gandolfo” realizza tre murales per la riqualificazione del parcheggio dei pullman turistici in Piazza S. Pertini. Nel 2017 realizza i Murales “Lo sguardo” e “Matrix Divina” nella Stazione Metro San Giovanni a Roma.
Silvia Massotti è nata il 20 luglio 1954 a Roma, dove vive e lavora. Svolge la sua attività professionale dal 1975 come fotografa con una attenzione specifica ai problemi della visione e dell’architettura, portando avanti ricerche personali sull’immagine. Ha affiancato sempre la passione per la fotografia a quella per l’editoria (che l’ha vista collaborare, dal 1976 al 2015, con Bruno Zevi nell’Universale di Architettura, con Marcello Fabbri nella redazione di Controspazio, con Claudio Presta nella conduzione della Casa editrice Prospettive dell’Ordine degli Architetti di Roma, poi, nel 2015, la decisione di fondare dopo quarant’anni, una casa editrice, Timía), e per la didattica (ha insegnato presso Università Sapienza di Roma, in America-VirginiaTech, in Algeria-AlgeriEdBA, ha svolto workshops all’IUAV, all’Università di Pescara, all’Università Mediterranea di Reggio Calabria e al Politecnico di Milano). Ha esposto in moltissime mostre, personali e collettive, in Italia e all’estero, e la sua storia di vita e di lavoro insieme, si intreccia con artisti, scrittori, critici e storici italiani e stranieri.
Lidia Scalzo maestra d’arte vive tra Roma e Viterbo. Artista eclettica, curiosa sia di elementi naturali che di materiali prettamente industriali. Le sue idee prendono forma nei quadri, nelle sculture, nelle argille grazie all’uso di stucco, sabbie, resine, legni e dei colori poggiati con armonioso e stravolgente coraggio. Le sue opere sono vibranti immagini visive e tattili che stimolano l’istintività e la ragione. Ha fondato, nel 1985, il laboratorio artistico Il Papiro Art con sede nel quartiere di San Lorenzo a Roma, bottega riconosciuta sia in Italia che all’estero per la creatività applicata all’interno dell’interior design. Le sue opere oggi sono presenti in gallerie, collezioni private, musei e libri d’arte, riconoscendo all’artista il valore dei risultati che il suo continuo viaggio nel mondo dell’arte ha prodotto.
Rosaria Scalzo fotografa e creativa, dopo aver soggiornato e lavorato a Londra e Lussemburgo, attualmente vive tra Roma e Viterbo. Da sempre appassionata di fotografia è molto attiva nel sociale, attraverso i propri scatti cerca di cogliere le emozioni tra le culture e le genti. Con uno stile personale e spesso fuori dagli schemi, ama particolarmente i ritratti con i quali racconta, attraverso lo studio degli sguardi, “il quotidiano del mondo”. Attualmente collabora con il laboratorio Artistico Il Papiro Art di Lidia Scalzo dove ha la possibilità di interpretare sé stessa e grazie alla particolarità della bottega, esprimere la sua creatività.
Giulia Spernazza nasce a Roma il 23 Marzo 1979. Già da bambina manifesta la sua inclinazione per il disegno e nel 1993 si iscrive al IV liceo Artistico A.Caravillani di Roma. Proprio al Liceo nasce la sua passione per il Modellato e quindi per l’utilizzo dell’argilla ed apprende la tecnica del bassorilievo e del tutto tondo. Conseguito nel 1998 il Diploma, nel 2003 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma al corso di Decorazione del Prof. Celestino Ferraresi. Durante gli anni dell’Accademia approfondisce la Pittura e le varie tecniche, soprattutto i procedimenti della formatura e l’utilizzo della cera. Nel 2008 consegue con il massimo dei voti il Diploma Accademico in Decorazione e dal 2010 inizia a collaborare con Alcune Galleria d’Arte, tra cui la galleria Spazio 120, poi Galleria Faber, di Roma e la Galleria RvB Arts (Roma); partecipa a numerose mostre e viene selezionata a vari concorsi tra cui il 14° Premio Arte Novara, il Premio Adrenalina 3.0 (vincendo il primo premio nella categoria installazioni) il 64° Premio Michetti, il XXV Premio Pandosia e il Premio Arciere.
Fabio Di Carlo architetto e paesaggista, PhD in Progettazione Ambientale. È professore associato di Architettura del Paesaggio della Facoltà di Architettura di Sapienza Università di Roma. È membro dell’Executive Committee di ECLAS (European Council of Landscape Architecture Schools). Dal 1989 si occupa prevalentemente di giardini, paesaggio e progettazione urbana a livello di insegnamento, di ricerca e di attività progettuale (www.dicarlosgandurra.net, studio di architettura e paesaggio, con Monica Sgandurra) con la partecipazione a concorsi e iniziative nazionali ed internazionali, la progettazione e realizzazione di giardini, parchi, spazi pubblici e opere di paesaggio. Tra i progetti: Le Jardin du voyeur, Chaumont-sur-Loire (1995); Piazza e giardino in Largo Corelli a Roma (1997\2004); Parco dell’ex Aeroporto di Centocelle a Roma (1998\2001); Piazza-giardino a Caserta (2004\2007); Sistemazioni paesaggistiche dell’Argentario Golf club (2005\2006); Riqualificazione e restauro di Villa Ginnetti a Frascati (2006\2011). Per il Festival del Verde e del Paesaggio 2017 ha progettato con la collaborazione di PAN Associati il ‘Bosco per Roma’ visibile in cavea. Nelle edizioni precedenti è stato promotore e curatore del concorso Avventure Creative: ‘Sedersi in giardino’ (2013); ‘Innamorarsi in giardino’ (2014); ‘Walk on the Wild Side’ (2015); ‘Giardini della Curiosità’ (2016). Ha scritto numerosi saggi ed articoli, tra i quali: “L’acqua e il giardino”, in Giardini. Manuale di progettazione, a cura di F. Zagari (Roma Mancosu, 2009); Paesaggi di Calvino (Melfi, Librìa, 2013), Rome’s Landscape. LE:NOTRE Landscape Forum 2013 (Vienna: LE:NOTRE Landscape Monographs, 2014); “Michel Corajoud and Parc Départemental du Sausset”, in JoLA, Journal of Landscape Architecture, n. 3\2015. Ha promosso e organizzato diversi convegni nazionali e internazionali, tra i quali: “L’architetto del paesaggio nel XXI secolo – Becoming landscape architect in the XXI century”, Roma giugno 2006; “LE:NOTRE Landscape Forum – Roma, aprile 2013; “Paesaggio come sfida. Il progetto” – Roma 3-4 marzo 2016. È stato curatore della mostra “Franco Zagari. Architettura e Paesaggio”, Pisa 21.10 – 6.11 2106.
Stefano Adami si è formato in ambito filosofico. Ha insegnato a lungo presso istituzioni universitarie britanniche e statunitensi (University of California, University of Chicago). Traduttore. Tra le pubblicazioni saggistiche, ‘L’Incontro e l’Altro. Linguaggio, Culture, Educazione’ (ETS, Pisa). Come narratore, ‘Confuso con l’ombra’ (La Lepre), ‘Calisto’ (Effigi). Esperto di librettistica italiana, ha collaborato a numerose produzioni internazionali di opera lirica di prestigio. Ha partecipato all’Atlante della Letteratura Italiana Einaudi, diretto da Sergio Luzzatto e Gabriele Pedullà, firmando – tra le altre cose – il saggio sulla Librettistica in Italiano 1600-1750. E’ tra i maggiori Contributors della Encyclopedia of Italian Literary Studies della Princeton University. Ha ricostruito la storia del padre di Italo Calvino e collaborato alla traduzione inglese dell’epistolario calviniano condotta da Martin McLaughlin (Magdalene College, Oxford) per la Princeton University Press. Tra le sue più recenti pubblicazioni, uno studio dedicato a Ezra Pound per l’Accademia Chigiana.